Page 9 - Terre_mari_idee_sfoglia
P. 9

3. La vita e la cultura ad Atene in età classica                                                    LE PAROLE DELLA STORIA
                                                                                                     classico  L’aggettivo “classico”
L’età di Pericle, e in generale il V secolo a.C., fu un’epoca di intenso fermento cultu-            deriva dal latino classis. Nella
rale, durante la quale le espressioni artistiche, filosofiche e letterarie della civiltà greca      Roma monarchica si definivano
raggiunsero l’apice. La definizione di “età classica” riferita a questa fase è particolarmente      “classici”, gli appartenenti
calzante proprio in ambito culturale e artistico, dove l’aggettivo ??“classico” indica tutto        alle classi sociali più elevate,
ciò che è considerato eccellente e di prim’ordine per la sua raffinatezza, e in quanto tale         considerati i “migliori” anche sotto
costituisce un modello valido nel tempo. Atene, oltre che per le prime forme di demo-               il profilo morale. Da quest’ambito,
crazia, divenne dunque importante anche per le opere artistiche e architettoniche, che              il concetto di “classico” è passato
costituiscono una delle più importanti eredità culturali del mondo greco.                           a indicare tutto ciò che è
                                                                                                    eccellente e di qualità.

L’arte e l’architettura                                                                             1

«Amiamo la bellezza con limpido equilibrio; coltiviamo il sapere ma senza languori;
investiamo l’oro in imprese attive, senza futili vanti. Non è vergogna, da noi, rivelare la
propria povertà: piuttosto non saperla vincere, operando. In ogni cittadino non si di-
stingue la cura degli affari politici da quella dei domestici e privati problemi.» Queste
le parole che Tucidide, nelle sue Storie, fa pronunciare a Pericle, il quale chiese ad artisti
famosi, come Fidia (490-432 a.C. ca.), di ornare con le loro opere le strade e i templi
ateniesi. L’architettura raggiunse in questo periodo risultati straordinari, anche grazie a
espedienti tecnici che consentivano di conferire leggerezza ed eleganza a strutture molto
imponenti, mentre nell’ambito della scultura furono introdotti linguaggi e stili imitati
per secoli dagli scultori greci, romani e, in epoca moderna, dai più grandi artisti europei.

  Il sostegno alla cultura e all’arte era una prassi già ben sperimentata nelle monarchie
orientali, dove la costruzione di monumenti pubblici e religiosi, oltre che occasione di
lavoro per il popolo, aveva anche lo scopo di esaltare la ricchezza e il prestigio dello Stato.
Nella vita democratica delle póleis, però, il rapporto tra i cittadini e le opere d’arte si confi-
gurava in modo molto diverso. L’arte, in Grecia, non serviva soltanto a esaltare le autorità
politiche o religiose (i re o i sacerdoti), ma era considerata patrimonio comune della col-
lettività, finalizzato a celebrare la storia, i valori, l’identità politica e culturale della
comunità cittadina. L’acropoli di Atene, per esempio, fu ricostruita sui resti
degli edifici distrutti dai Persiani nel 480 a.C. affinché tutti ricordassero il co-
raggio dimostrato dagli Ateniesi nel momento del pericolo (? Testimonianze
della storia, pp. 216-217).

Il Doriforo                                                                                         2
                                                                                                    3
Nell’età periclea si colloca il lavoro dello scultore e bronzista Policleto (attivo                 4
tra il 460 e il 420 a.C ca.), che codificò un insieme di norme per la realizzazione                 5
delle opere d’arte – il cosiddetto canone (kanón, “regola”) –, perfettamente                        6
applicate nella sua scultura più celebre, il Doriforo.                                              7

   L’unità di misura del canone di Policleto era l’altezza della testa: le dimensioni
di ogni altra parte del corpo avevano un rapporto numerico preciso
con la sua lunghezza. In questo modo Policleto introduceva un’innovazione
“rivoluzionaria” rispetto al modo tradizionale, stilizzato e codificato,
di rappresentare la figura umana, per esempio presso i Sumeri, gli Egizi
e i Persiani. Grazie a questo metodo, che assicurava una più corretta proporzione
tra le singole parti del corpo, le statue riproducevano la figura umana
nelle sue forme più armoniche, offrendo un’immagine idealizzata
(più che naturalistica o realistica) degli uomini e delle donne:
non solo un esempio di perfezione estetica, ma anche un modello morale ispirato
ai valori della misura e dell’equilibrio, considerati a fondamento della cultura
greca. La bellezza si identificava dunque nella simmetria e nell’equilibrio morale.

Una copia di epoca romana del Doriforo di Policleto e, a destra, l’applicazione
del modulo matematico della testa all’intero corpo.

                                                                                       CAPITOLO 11 L’imperialismo ateniese e l’età di Pericle | 215
   4   5   6   7   8   9   10   11   12   13   14