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IN PRINCIPIO C’È LA RELAZIONE
ne duale, questa tensione verso l’altro ci accompa- ne con l’altro”; esistiamo solo attraverso l’altro con il
gna per tutta l’esistenza. quale siamo in una relazione di costante interdipen-
Lo sapevano bene gli antichi greci che concepivano denza: nel momento in cui un io entra in contatto con
l’uomo come l’animale che possiede il linguaggio un tu, si crea lo spazio della relazione che determina
per dire qualcosa a qualcuno (nessuno parla da so- un’inevitabile, reciproca trasformazione (Buber, 1993).
lo) e questo lo rende un animale sociale. Nel nostro continuo divenire non possiamo prede-
terminare il nostro scambio relazionale con l’altro,
GLI EFFETTI DELLA MANCANZA nel suo costante mutamento, ma dobbiamo ogni vol-
DI CURE MATERNE ta affrontare in modo nuovo l’avventura del dialogo,
Quanto sia importante la dimensione relazionale sin dell’incontro, che avviene sulla reciproca differenza.
dai primi mesi di vita lo rivelano già gli studi pionie- Questo implica la responsabilità di impegnarsi per
ristici dello psicoanalista René Spitz che, osservando dare qualità a ogni singolo incontro: se non curia-
negli anni ’40 del secolo scorso i bambini abbandonati mo lo scambio, se diamo l’altro per scontato, se lo
in brefotrofio, ha mostrato gli effetti catastrofici della giudichiamo, se non alimentiamo costantemente la
deprivazione affettiva nei periodi cruciali della prima relazione con lui, perché sia autentica, funzionale,
infanzia e le gravi conseguenze di tale deprivazione generativa, nutriente, rischiamo di pagarne amare
sul successivo sviluppo (Spitz, 1962). conseguenze, come purtroppo accade spesso nelle
Anche Bowlby ha studiato il comportamento dei relazioni di coppia.
bambini ospedalizzati sviluppando la nota teoria
dell’attaccamento. Bowlby (1989) sottolinea come lo L’ATTO RELAZIONALE EDUCATIVO
sviluppo armonico della personalità di un individuo Un fondamentale atto relazionale è quello educativo.
dipenda principalmente da un adeguato attaccamen- L’atto educativo prevede, già per ragioni etimologi-
to alla madre o a una figura sostitutiva. La carenza di che, il riconoscimento della singolarità dell’altro, che
cure materne genera un quadro clinico che compro- va aiutato a tirar fuori e a sviluppare la propria unicità
mette lo sviluppo del bambino da un punto di vista in divenire.
psicologico, fisico e affettivo. L’educatore è quindi colui che accoglie la diversi-
Più precoce è la deprivazione di contatto subita, più tà dell’altro, la sua molteplice visione del mondo e
gravi sono gli effetti negativi sul bambino. Secondo nell’interagire con lui lo aiuta a trovare la sua specifica
Bowlby la conseguenze più significative si registra- strada per abitare l’esistenza.
no sul piano affettivo: la dimensione dell’affettività è Proprio perché la relazione è uno scambio reciproco
il canale che ci consente di entrare in relazione con che trasforma gli interlocutori, un’educazione basa-
il mondo e di dare forma a legami che permangono ta su una vera dimensione relazionale è bidirezionale
nel tempo; il bambino che ha subito una deprivazio- e alimenta sia il bambino sia l’educatore: anche un
ne di contatto mostra l’incapacità di stabilire relazio- bimbo di pochi mesi, con la sua risposta affettiva, con
ni umane, con pesanti ricadute sulla qualità della sua il suo sguardo di riconoscimento dell’altro, sa nutrire
esistenza. chi lo educa.
Al tempo stesso un educatore ha il compito di curare
L’AVVENTURA DELL’INCONTRO lo scambio relazionale con gli altri attori del processo
La tensione verso gli altri è una costante della nostra educativo, in modo tale da creare intorno al bambino
vita. In qualunque momento “tutto ciò che accade, ac- una rete di adulti solidali, che percorrono all’unisono
cade nello spazio Io-Tu ed è questo spazio che defini- la strada per aiutarlo a crescere nel migliore dei modi.
sce l’esistenza” (Cantaro, 2016). La stessa nostra iden-
tità è frutto del riconoscimento dell’altro: se nessuno LA DIMENSIONE EMPATICA
ci riconosce è come se non esistessimo. Per muoversi in questo orizzonte è necessaria la di-
Quindi si può dire che siamo “effetto della relazio- mensione empatica, cioè la pratica di mettersi nei
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