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Spazi per                                                                          IL PUNTO




              apprendere








                                                                                                Giancarlo Cerini,
                                                                                          Dirigente tecnico, MIUR






               utti  abbiamo  in  mente  l’ico-
               nogra!ia “storica” delle nostre
         T classi elementari: banchi (me-
          glio  se  singoli)  ben  allineati,  catte-
          dra in posizione preminente (anche
          se  non  fornita  di  predella),  lavagna
          rigorosamente in ardesia, carte geo-
          gra!iche donate da qualche Cassa di
          Risparmio,  alfabetieri  d’annata  (ove
          resistono ancora la “e” di elefante e la
          “i” di imbuto), tavole sinottiche e di-
          dascaliche alle pareti, un armadietto
          per la conservazione di quadernoni e
          altri materiali, qualche volta una ma-
          landata bibliotechina di classe… Un
          “piccolo mondo antico” che pure ha
          contribuito  alla  alfabetizzazione  di
          intere generazioni di italiani (!ino a   Eppure  qualcosa  si  muove.  Molto   Le nostre classi stanno cambiando e
          un  secolo  fa  la  seconda  elementare   dipende  dalla  creatività  e  dalla  cu-  spesso i genitori ci mettono un tocco
          era già un traguardo e la quinta non   riosità dei docenti di una classe, dalla   di colore in proprio pur di renderle
          era alla portata di tutti…).       connivenza  amichevole  del  perso-  più  gradevoli.  Si  stanno  ammoder-
                                             nale ausiliario, dalla mano invisibile   nando. Ma restano pur sempre am-
          Oggi, è ancora così? Che cosa capita   del dirigente che può stimolare o raf-  bienti  un  po’  autosuf!icienti  in  cui
          di vedere entrando nelle nostre classi   freddare le iniziative di innovazione.  si dipanano le ore di lezione dei no-
          elementari,  quelle  “normali”,  quelle   Così capita, con un poco più di fre-  stri piccoli allievi. Occorre ampliare
          non coinvolte in programmi radica-  quenza,  di  trovare  banchi  disposti   lo  sguardo  agli  spazi  specializzati
          li di sperimentazione di nuovi spazi   a  isole  (per  rendere  possibile  il  la-  dell’intera  scuola  (laboratori  e  aule
          “open” o di una diversa articolazione   voro di gruppo), scaffali che forma-  speciali). E poi è importante far “vi-
          interna  di  arredi  “mobili”?  Spesso,   no zone separate oltre a conservare   vere”  le  nostre  aule  come  veri  am-
          diciamoci  la  verità,  l’organizzazione   vari tipi di materiale, zone appartate   bienti  di  apprendimento  e  qui,  più
          interna  di  una  classe  non  è  molto   dove magari impegnarsi in un lavoro   degli spazi e degli arredi, contano la
          diversa  da  quella  di  cinquant’anni   individuale  o  a  coppie.  Immancabi-  passione e la preparazione dei nostri
          fa. Ci sono dei vincoli che derivano   le,  ormai,  la  presenza  della  lavagna   docenti.
          da un patrimonio edilizio in rapido   interattiva,  che  richiede,  però,  una
          invecchiamento, perché sono poche   sapiente  regia  del  docente  per  non
          le realtà dove si è ricominciato a co-  trasformarsi in semplice sostituzione
          struire  nuove  scuole,  magari  inter-  di  “gesso  e  cancellino”.  La  cattedra,
                                                                                  IL PUNTO IN TEMPO
          pellando  anche  i  docenti  (e  perché   quasi  malinconica  direbbe  Ernesto   REALE NELLO
          no i ragazzi!) sulle caratteristiche di   Galli della Loggia (cfr. L’aula vuota),   SPEAKER’S CORNER
          ambienti  innovativi,  accoglienti  e   un po’ ai margini, quasi a sottolinea-  www.lavitascolastica.it
          stimolanti.                        re la sua marginalità.



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