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I linguaggi dell’arte

















               Parole, forme, colori
               per sperimentare la scrittura,                                                    di Irene Ferrarese

               la poesia, la geometria                                                        educatrice e atelierista
                                                                                                     per Artebambini






                       uando ricordiamo la scuola, anche solo       del sapere, un passaggio fluido e accattivante tra
                       improvvisando un rapido gioco di asso-       scoperte e curiosità, come lo spazio più familiare
              Q ciazione di idee, pensiamo alle materie:            per le nostre domande, piuttosto che un susse-
               ripensiamo all’ora di italiano che magari era la     guirsi di riposte.
               nostra preferita, o temevamo quella di geogra-       Se ci pensiamo, tra tutte le materie, una potreb-
               fia, oppure ci appassionava storia e non capiva-     be essere così poliglotta e universale da dialogare
               mo del tutto quella di matematica... e poi quelle    con tutte le altre, così democratica e accessibile
               piccole,  le  sorelle  minori:  arte,  musica,  ginna-  da consentire a ogni bambino di accedervi, così
               stica,  piccole  e  liberatorie  parentesi,  piuttosto   accogliente da far posto a tutte le altre: l’arte e
               sfuocate. In realtà sarebbe una rivoluzione pen-     quindi il gioco, perché un bambino che gioca è
               sare la scuola come il tempo non frammentato         quanto di più vicino a un artista che crea.




               I CALLIGRAMMI                      per fare dei ritratti: usiamo le lettere
               Abbiamo bisogno di avventurarci tra   dell’alfabeto come fossero segni gra-
               le lettere e le parole? O magari con-  fici,  dimenticando  per  un  attimo  il
               durre i ragazzi più grandi nell’univer-  loro suono, ma leggendo solo la loro
               so della poesia? Perché non guardarsi   forma.  Una  O  maiuscola  è  forse  un
               indietro, tornare ai primi del ’900 e   occhio  ben  aperto  o  una  bocca  che
               disturbare quei chiassosi ed eccentrici   grida? E se invece fosse un orecchino
               Futuristi? Prendiamo i loro calligram-  alla moda? Ritagliamole dalle riviste,
               mi: componimenti poetici il cui testo   dai  giornali,  stampiamole  in  diversi
               è disposto in maniera tale da compor-  caratteri! Del resto, si sa, nessun oc-
               re il disegno di un oggetto collegato al   chio è identico all’altro. E se vogliamo,
               tema principale della poesia. Si tratta   mettiamo anche parole: “Quali sono
               di  poesie  fatte  per  essere  guardate   per te così importanti da metterci la
               oltre  che  lette.  Usiamo  questa  me-  faccia?”  Può  il  nostro  ritratto  essere
               ravigliosa  intuizione  di  Apollinaire   guardato ma anche letto.



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