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Scienze
Nadia Del Favero
Classe
Giocare con le molle
Sollecitiamo i bambini a osservare cosa succede
Fin da piccoli i bambini giocano con le molle me- alle molle e al nostro organismo quando le ti-
ravigliandosi nel vederle tornare ogni volta alla riamo o le comprimiamo. Attendiamo che tutti
loro forma originaria. Probabilmente si accorgo- si cimentino con il maggior numero di molle,
no anche che ogni molla ha caratteristiche pro- quindi apriamo una discussione collettiva in
prie di elasticità e resistenza. Accompagniamo modo da far emergere le riflessioni e le sensa-
gli allievi ad avere una prima idea del concetto zioni del caso. È possibile che i bambini:
fondante espresso dal binomio meccanismo/or- • riescano intuitivamente a percepire il legame
ganismo alla luce di alcune proprietà delle molle. tra la forza che applicano alla molla e la defor-
mazione che questa subisce (non conoscendo
il concetto di forza, potrebbero esprimersi con
Ci sono molle e molle frasi del tipo: “Più si tira, più la molla si allunga”
o “Se schiaccio molto, la molla si accorcia”);
Le molle sono Portiamo in classe un estensore a molla (di quel- • riescano a mettere in luce la capacità che han-
alla base del li che si usano per fare ginnastica) e, dopo aver no le molle di opporsi alle deformazioni e di far-
raccomandato ai bambini di maneggiare la molla lo in maniera tanto più evidente quanto mag-
funzionamento con cautela, lasciamoli liberi di sperimentarne giore è la deformazione (i bambini sentono di
di oggetti l’uso. Proponiamo di giocare con l’estensore per faticare sempre di più fino a non riuscire più a
di uso stabilire chi sia il più forte e registriamo i com- deformare la molla).
menti dei bambini. Può anche accadere che essi capiscano o intui-
quotidiano Mettiamo a disposizione della classe un cer- scano come ogni molla, pur mantenendo lo stes-
to numero di molle diverse per dimensione ed so comportamento generale, ha sempre proprie
elasticità. Chiediamo ai bambini di osservarle e particolari caratteristiche di deformazione. In
e sperimentarne il comportamento per rilevare caso contrario, sottolineiamolo noi e invitiamo
le differenze principali. Facciamo in modo che gli alunni a ripetere le esperienze facendo atten-
tutti possano sperimentare ed esprimersi, limi- zione a questo dettaglio. Aggiungiamo poi che
tando gli interventi dei più esuberanti, e riassu- gli scienziati definiscono “morbide” le molle che
miamo quanto emerge alla lavagna: è possibile si deformano più facilmente e “dure” quelle che
che i bambini mettano in evidenza, oltre alla offrono maggiore resistenza alla deformazione.
diversa lunghezza iniziale delle molle, il diver-
so spessore del materiale che le costituisce e la
diversa ampiezza delle spire (cioè il loro diame- Deformazioni
tro). Se ciò non dovesse accadere, interveniamo
noi per aiutarli in tal senso. Diamo a ogni bambino una molla e, assistendo-
lo per evitare rischi, sfidiamolo a deformarla in
maniera irreversibile. Diciamo che con “irrever-
sibile” intendiamo l’impossibilità da parte della
molla di tornare da sola alla sua forma iniziale.
Forse molti si scoraggeranno di fronte ai proba-
bili insuccessi, ma è possibile che qualcuno rie-
sca nell’intento. Se nessuno riuscisse nell’impre-
sa, eseguiamola noi e accompagniamo la classe a
comprendere che, se solitamente le deformazio-
ni scompaiono quando la forza che le ha prodot-
te viene a cessare, succede anche che, quando la
molla raggiunga una certa situazione limite, essa
resti deformata in maniera irreversibile.
alla classe di citare altri esempi di oggetti in gra-
do di dar luogo a deformazioni reversibili simili
a quelle delle molle. Può essere che ai bambini
vengano in mente gli elastici: mettiamone a di-
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