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IL PUNTO
Docente di
sostegno o
milite ignoto? Giancarlo Cerini,
Dirigente tecnico,
MIUR
T utti gli anni, e ultimamen- viceversa con un numero minore di Il PUNTO IN TEMPO
te con maggior frequenza,
alunni; poi sono decisivi la tipologia
REALE NELLO
si moltiplicano i segnali di
del deficit, la presenza o meno di au-
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disagio circa l’insufficienza dei do- sili e di tecnologie, il ruolo dei docen- SPEAKER’S CORNER
centi di sostegno, sia sotto il profilo ti della classe, quello di altre figure
quantitativo sia sotto il profilo della assistenziali e dello stesso personale
qualificazione. Il tema è talmente non docente. L’integrazione ha biso-
delicato e carico di sofferenza uma- gno di sostegni (al plurale) piuttosto
na (nei disabili, nelle loro famiglie, che di un sostegno (al singolare), sep-
tra gli insegnanti) che va affrontato pure con qualche ora in più...
con sincerità. Questa è la via maestra dell’inclusio-
Per esempio, gli insegnanti di so- ne, che richiede un impegno didatti-
stegno stanno diminuendo? No di co a tutto tondo, perché ogni classe
certo: negli ultimi sei anni sono pas- vede ormai la presenza di tanti alun-
sati da 100 000 a 140 000 (una cifra ni con bisogni educativi speciali. Per
notevole se si pensa che i docenti esempio, ci siamo accorti che oggi gli
complessivamente sono poco più di alunni con DSA hanno superato gli
800 000). alunni disabili? Non potremo certo
È pur vero che anche i ragazzi “cer- immaginare la “medicalizzazione” di
tificati” sono cresciuti nello stesso tutta la scuola italiana, proponendo
periodo, ma un po’ meno. Semmai va specialisti per ogni categoria di allievi.
detto che circa un terzo dei docenti È tempo di ripensare a fondo le mo-
di sostegno non sono di ruolo (occu- dalità dell’integrazione nella nostra
pano i posti in deroga) e spesso sono scuola, salvaguardando una scelta
senza titolo. E che sempre più spesso di civiltà che risale a ormai 50 anni
le chiamate in ruolo e dei supplenti fa. Vanno bene gli insegnanti di so-
vanno deserte. Il mestiere del soste- stegno qualificati (e il Ministro pre-
gno non è così attraente come può annuncia nuovi corsi di specializza-
sembrare. E poi, ci ricordano i grandi zione “fuori quota”), ma occorrono
studiosi, l’integrazione non si gioca insegnanti di classe che possano as-
sul tasso di “copertura” delle ore, ma sicurare fasce di compresenza, classi
sul grado di inclusività di una classe con una presenza equa di bambini,
ove è inserito un alunno disabile. tempi-scuola distesi e non accatasta-
E se dovessimo parlare di “copertu- ti solo al mattino, una disponibilità
ra”, un conto è frequentare una clas- di personale di assistenza e ausilia-
se a tempo pieno di 40 ore, un altro rio. Allora sì, buona integrazione e
è un modulo di 27 ore; altro ancora buona didattica andrebbero di co-
è riferirsi a una classe numerosa o mune accordo.
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